La luna sulla pineta by Giorgio Scerbanenco

La luna sulla pineta by Giorgio Scerbanenco

autore:Giorgio Scerbanenco [Scerbanenco, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2021-05-05T00:00:00+00:00


11.

Si alzò e cercò di calmarsi, di riflettere bene. Il vecchio non era stupido, ma spesso era troppo sospettoso. Però il biglietto da mille era scomparso: questo era un fatto. E c’era un altro fatto. Tutta la gente che lavorava a quell’operazione era provata da anni. Solo Clemente Mareschi era nuovo, e non era neppure un “volontario,” ma uno che aveva finito per lavorare con loro solo perché spinto dalla miseria. Logicamente, quindi, se il biglietto da mille era scomparso davvero, era probabile che lo avesse preso questo “nuovo”.

Era impossibile, pensò Arendi avviandosi lentamente per tornare da Clemente e da Elena. Conosceva gli uomini. Clemente era un ragazzo semplice, tranquillo, trasparente. Era impossibile che lavorasse per loro e nello stesso tempo per la polizia. Per fare questo doppio giuoco ci vuole gente senza scrupoli, capace di recitare, pratica di tutte le malizie, e Clemente era invece un ingenuo, uno stupido, onesto ragazzo. O forse era più furbo e più abile di quello che si pensava ed era riuscito a ingannare anche loro?

Non voleva crederci. Se fosse stato così, il vecchio se la sarebbe presa con lui, ed era uno che non perdonava. Tornò a sentirsi sudato, la gola chiusa dalla paura, ma arrivando fuori della villa dove Clemente ed Elena lo attendevano, si ricompose un poco, e sorrise.

“Ahi, ahi,” disse scherzoso. “Il viaggetto è rimandato di qualche ora. L’ingegnere ha telefonato che vuol farle vedere un nuovo tipo di carta che ha appena ricevuto, e i tecnici hanno detto che è molto migliore dell’altra. Ma non si fida di loro e vuol sentire il suo parere.” Aveva rapidamente pensato a questo pretesto. Se Clemente era un traditore, bisognava trattenerlo senza metterlo in sospetto.

“Uffa,” fece Elena scendendo dall’auto, contrariata. “Siamo a disposizione di quell’uomo, peggio che servi.”

Clemente guardò un momento i piccoli occhi di Livio Arendi, ed ebbe come un’impressione di pericolo. “Pazienza,” disse, richiudendo l’auto e rientrando con Elena e suo fratello nella villa. Il vecchio ingegnere voleva fargli vedere un nuovo tipo di carta. Strano, pensò. La carta che usavano era perfetta essendo perfettamente identica a quella del Poligrafico. Come era possibile che avessero trovato una carta più perfetta?

“Sarà questione di poche ore,” disse Livio Arendi entrando in sala, “il tempo che il vecchio arrivi qui.” Intanto aveva aperto il mobile bar e preparava da bere. Elena buttò sul divano, con gesto stizzoso, la pelliccia e la grossa borsa che portava con sé. “Sono stufa, tanto stufa, di tutta questa sporca faccenda,” piagnucolò, sedendosi.

Clemente le fece una carezza sul capo. “Su, non è niente, si tratta solo di poche ore,” disse. Non lo sapeva se sarebbero state soltanto poche ore. Riusciva a mantenersi calmo, ma pensava a tante cose, sentiva un’oscura minaccia su di sé. Guardò le finestre della sala, la porta aperta che dava nel corridoio e di là all’uscita. Forse sarebbe stato meglio scappare. Ma allora avrebbero capito che lui li aveva traditi, e tutto sarebbe andato a rotoli.

***

S’udì un’auto fermarsi davanti alla villa. Livio Arendi andò alla finestra.



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